Quando, come me, si sta in strada tutto il giorno, si sviluppano buone doti di osservazione. Devo sempre tenere gli occhi bene aperti per fare attenzione al traffico – noi di Prestia & Comandé abbiamo fatto un punto d’onore nel portare sempre i nostri ospiti a destinazione in tutta sicurezza! – e ho imparato a fare attenzione a tanti dettagli lungo il mio tragitto.
Una cosa che mi colpisce sempre è la quantità di gente che si sposta, ogni giorno. Sembra che non si faccia altro che andare dall’una all’altra parte! Certo se tutte queste persone decidessero, almeno in parte, di usare i mezzi pubblici, sarebbe un bel risparmio di energia e di inquinamento… ma questo è un altro discorso. Quello che mi colpisce è questa frenesia di andare, andare, andare. Non che mi lamenti, tutt’altro! La gente che viaggia, che si sposta, che ogni giorno deve andare dal punto A al punto B o magari anche ai punti C,D,E eccetera, sono la mia ragione di vita! Adoro portare i miei passeggeri dall’aeroporto in città o viceversa, sapendo che fra un po’ rivedranno la famiglia, gli amici, che c’è chi sta per iniziare una nuova vita, un nuovo lavoro, chi farà incontri importanti, chi vede la nostra bella Palermo per la prima volta (e senza dubbio se ne innamorerà).

Primi esperimenti nel trasporto
Fatta la ruota ecco le strade. Gli antichi Greci ne costruirono nelle loro bellissime polis, lastricandole con cura – e lasciando due profondi solchi da una parte e dall’altra perché i carri potessero circolare senza traballare troppo.
A Pompei succedeva esattamente l’opposto: erano gli attraversamenti pedonali a essere sollevati, rispetto alla sede stradale (d’altronde non oso immaginare quale sporcizia dovesse accumularsi: senza quelle “pedane” sarebbe stato difficile attraversare senza sporcarsi tantissimo!). Gli antichi Romani in generale ci sapevano fare, con le strade. Basti pensare all’Appia Antica, tracciata nel IV secolo avanti Cristo e ancora usata! E poi anche il termine strada viene dal latino: da strata, cioè strati, quelli di materiale che venivano sovrapposti per la realizzazione tecnicamente perfetta.
Ma facciamo un salto temporale… non indifferente. Superiamo i carretti e andiamo direttamente alle prime biciclette. Mezzo affascinante, la bici. Il suo antenato è il “celerifero”, un bizzarro mezzo a due ruote messo a punto in Francia alla fine del Settecento. Poi vennero i “velocipedi”, vale a dire le bici con una delle due ruote assai più grande dell’altra e, innovazione dopo innovazione, siamo arrivati ai giorni nostri. Certo le biciclette che vedo sfrecciare intorno a me hanno ben poco dei loro goffi antenati.
E le auto? Be’, la storia è lunga e anche abbastanza recente da essere conosciuta bene o male da tutti. Quello che mi auguro è che al più presto diventino meno inquinanti, perché quello sì che è un problema. Con i bus ci stiamo già provando, ne abbiamo parlato qualche giorno fa.
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